Azzo Varisco è stato determinante per la nascita e lo sviluppo della sezione provinciale di Udine della LILT.
Riportiamo, qui di seguito, il testo della commemorazione preparata, in occasione del trigesimo della sua morte, dal suo allievo dott. Minciotti.
In memoria di Azzo Varisco
Ricorre oggi (20.04.1971) il trigesimo della scomparsa del nostro amatissimo prof. Varisco ed abbiamo a Lui dedicato questa seduta del Rotary che l'ebbe suo fondatore e Presidente, per rendere omaggio alla Sua memoria.
Mi sono assunto il compito di commemorarlo con la consapevolezza della mia incapacità di riuscire a rievocare degnamente la Sua figura: l'ho fatto per la mia anzianità di allievo, per la lunga consuetudine di vita e per la grande ammirazione che ho sempre avuto per Lui come Maestro e come Uomo.
In altra sede si parlerà della Sua opera scientifica; oggi è mio intendimento di porre in rilievo la Sua personalità da un punto di vista altrettanto importante che è quello umano e di fare la Sua biografia attraverso i ricordi di oltre un ventennio di vita vissuta accanto a Lui.
Nato a Milano da genitori lombardo veneti il 2 agosto 1884, Azzo Varisco aveva ereditato dalla madre Contessa Avogadro di Treviso l'intelligenza, la gentilezza d'animo e l'alto sentimento delle nobildonne della Marca Trevigiana e dal padre milanese, la forza di carattere, la volontà ferrea ed il senso del dovere della gente lombarda.
Compi gli studi a Milano, Egli però era solito trascorrere il periodo delle vacanze nella villa del nonno materno a Lanzago di Treviso ed è sempre rimasto attaccato a quei luoghi tanto che anche dopo che si era stabilito a Udine, vi si recava spesso e soleva dire che aveva colà trascorso i giorni più felici della Sua giovinezza. Sempre fra i primi della classe, col conseguimento della licenza liceale, non ha avuto dubbi sulla scelta della professione.
Come ebbe spesso a ripetermi, si sentiva irresistibilmente attratto verso la medicina ed a dimostrazione di quale fosse la Sua passione, basti pensare che dedicò i mesi delle vacanze di quell'anno allo studio dell'anatomia e così all'inizio dei corsi universitari aveva ormai appreso tutta 1'osteologia.
Compi gli studi medici presso l'Università di Pavia dove si recava giornalmente col treno da Milano, avendo come amico inseparabile il Perussia che divenne in seguito radiologo insigne e cattedratico di fama nazionale.
Sono stati anni di grandi sacrifici perchè aveva perso il padre stroncato in ancor giovane età da una polmonite e perciò le difficoltà finanziarie non mancavano tanto che Lui ed il fratello più vecchio Francesco deceduto pochi anni fa, hanno sempre compiuto gli studi usufruendo di borse di studio.
Dopo aver trascorso i primi anni negli Istituti Scientifici (l'anatomico Sala ed il grande istologo Golgi lo ebbero loro allievo interno), passò alla Clinica Medica che risiedeva nel vecchio Ospedale San Matteo nel centro di Pavia, dapprima come allievo interno e, dopo conseguita la laurea con lode nel 1909, come assistente.
Dirigeva allora la Clinica il Forlanini che ebbe una influenza decisiva nella sua formazione scientifica e professionale. Quante volte ci parlava di questo grande Maestro! Della sua genialità, del suo carattere impetuoso, della sua continua dedizione allo studio, della sua passione didattica congiunta ad una severità che Egli imponeva a sé stesso e ad esempio ai suoi allievi.
Questi dovevano dedicarsi completamente allo studio e l'esercizio professionale era assolutamente vietato pena l'espulsione immediata dalla Clinica. Del resto anch'egli limitava il più possibile l'attività professionale ed a questo proposito il prof. Varisco ci ricordava che, invitato a recarsi a consulto a Londra per una malata di tube-rcolosi disposta a pagare qualunque somma, declinò 1'invito per non privare gli studenti delle lezioni scolastiche.
Quale esempio e quale contrasto con quanto avviene oggi in cui non si bada ad anteporre il lucro professionale agli obblighi dell'insegnamento. Oltre ad avere una competenza eccezionale in tutti i campi della Medicina, la Clinica Medica di Pavia divenne allora famosa per gli studi sulla tubercolosi, il grande flagello di quei tempi.
Il Varisco ebbe la ventura di portarvi la sua valida collaborazione e nelle foto d'archivio lo vediamo mentre assiste il Forlanini nei primi esperimenti di pneumotorace artificiale. Egli ebbe modo di acquistare una competenza eccezionale e questi studi ebbero una importanza decisiva nella sua futura vita di medico, tanto da fare di Lui un tisiologo di fama nazionale. Chi non ricorda l'opera svolta dal Varisco a Udine e nella nostra Provincia nella lotta contro la tubercolosi!
Egli vi portò uno spirito innovatore di ricerca e di cure fondando una vera Scuola di Tisiologia ed è merito Suo se in breve volger di anni venne creato quel Sanatorio che porta il nome del suo grande Maestro.
Ma rievochiamo ancora i ricordi della Clinica Medica di Pavia: la vita di tutto il personale medico era basata sulla dedizione completa al malato ed alla ricerca scientifica. Una sera per settimana si teneva una riunione a casa del Professore ed a turno assistenti ed aiuti dovevano svolgere un argomento scientifico di attualità. Le altre sere, sempre a turno, alcuni allievi erano invitati a far compagnia al Professore che amava giocare ai tarocchi.
Potrà sembrare che queste notizie esulino dal compito che mi sono prefisso ma così non è perchè la loro conoscenza serve a farci comprendere come questo elevato ambiente di studio e questa comunione di vita col Maestro, abbiano avuto una importanza fondamentale nella formazione professionale e morale di Azzo Varisco.
L'autorità ed il prestigio di cui godevano i grandi Maestri del passato, non derivavano dal posto che occupavano, ma dal grande sapere e dalla dirittura morale per cui gli allievi si sentivano orgogliosi di appartenere alla loro Scuola e davano tutti sé stessi nell'adempimento del dovere.
Noi che per opera di Varisco siamo cresciuti con questi insegnamenti, pensiamo a quei tempi con accorata nostalgia. Quale abisso con quanto avviene oggi in cui i rapporti tra insegnante ed allievo si svolgono attraverso gli orari di lavoro, la contestazione e le lotte sindacali!
Dopo pochi anni di assistentato il Varisco venne invitato a presentarsi alla docenza ed in quella occasione Egli pubblicò come tesi una monografia sulle aritmie cardiache corredata da un'ampia documentazione elettrocardiografica. L'elettrocardiografia era aiprimi albori e l'opera del prof. Varisco destò nel mondo medico il più vivo interesse e costituì testo di consultazione e di studio per i lavori successivi.
Lo scoppio della grande guerra 1915-18 interruppe la sua carriera. Chiamato alle armi prestò dapprima servizio come Capitano Medico in un ospedale da campo e quindi, essendo stata subito riconosciuta la Sua capacità organizzativa, venne chiamato alla Direzione di Sanità del 2° Corpo d'Armata che sotto il Suo impulso divenne una delle più efficienti.
Egli infatti chiamò a farvi parte illustri Clinici (come Frugoni ) che con una organizzazione perfetta liberarono i vari servizi ( specie gli Ospedali da Campo) dagli ostacoli burocratici rendendoli veramente operanti; tra l'altro gli venne affidato anche il difficile compito di smascherare «i simulatori» verso i quali aveva un fiuto infallibile.
Preziosa fu poi 1'opera da Lui svolta nel riorganizzare i servizi sanitari dopo la disfatta di Caporetto.
Finita la guerra gli si offrirono due alternative: di ritornare alla Clinica Medica di Pavia dove, in seguito alla morte del Forlanini, era succeduto come direttore il prof. Zoia ovvero, su segnalazione del prof. Lustig, di andare come aiuto alla Clinica Medica dii Firenze diretta dal prof. Schupfer.
Egli optò per quest'ultima soluzione e per quattro anni fu Suo collaboratore apprezzatissimo. Grande era la simpatia che Schupfer aveva per Lui; ci raccontava Varisco che, quando la stagione lo consentiva, lo Schupfer amava fare ogni domenica lunghissime passeggiate nei dintorni di Firenze e voleva sempre essere accompagnato da lui; si trattava di gite talvolta faticose, ma nello stesso tempo piacevoli; lo Schupfer era un uomo coltissimo nei vari campi dell'arte e della scienza ed un piacevole conversatore.
Una curiosità: egli era nemico acerrimo del tabacco; in Clinica c'era divieto assoluto di fumare e guai a chi trasgrediva a queste disposizioni tanto è vero che un assistente venne licenziato perché sorpreso a fumare nel laboratorio della Clinica.
Non occorre vi dica che è questa l'origine dell'avversione che anche Varisco ha sempre avuto per il tabacco. Giunto il momento di una definitiva sistemazione, quasi contemporaneamente gli si offrirono tre possibilità: di assumere l'incarico dell'insegnamento della Patologia Medica nella Università di Camerino, ovvero il primariato medico a Treviso ed a Udine, posti che Egli aveva vinto per concorso.
Optò per la venuta a Udine dove, durante la guerra, aveva avuto modo di conoscere ed amare la gente friulana e dove conservava ancora molte amicizie.
Parlare della multiforme opera svolta dal prof. Varisco a Udine, è impresa difficile poiché non c'è stata iniziativa assistenziale, scientifica, culturale alla quale Egli non abbia dato la Sua preziosa collaborazione.
Assunse servizio all'Ospedale nel dicembre 1922 ed in breve i suoi reparti cambiarono volto e non poteva essere diversamente poiché Egli era Clinico e Scienziato nel senso più completo della parola, pronto ad accogliere ogni più avanzato e moderno indirizzo di ricerca ed analisi costruttiva.
Dotato di una energia senza limite, di una memoria eccezionale, portava allora il pizzo che aumentava il Suo aspetto di persona autoritaria ed aveva una personalità che incuteva rispetto ed ammirazione a chiunque lo avvicinava.
Assistenza e dedizione le più complete al malato, servizi igienici efficienti, disciplina, nulla veniva trascurato che potesse giovare al buon funzionamento dei Reparti; una cura particolare dedicava a noi assístenti con lezioni ed interrogazioni durante la visita ai malati che avveniva inderogabilmente due volte al giorno; unica variante il pomeriggio della domenica in cui era consentita la visita senza il Primario.
Nulla sfuggiva alla Sua vigile attenzione: anche il modo di vestire di tutto il personale assistenziale doveva essere perfetto e secondo il regolamento; ricordo la sfuriata che si prese un assistente in presenza di tutti, perchè, stanco per il servizio di guardia notturna, aveva osato presentarsi alla visita mattutina, vestito con trascuratezza.
Egli usava pero questa severità soltanto nell'adempimento del dovere perchè fuori servizio diventava il miglior amico dei suoi collaboratori, prodigo di consiglio ed aiuto e partecipe delle loro gioie e dolori. Oltre che da questi sentimenti, la nostra devozione deriva anche dalla fiducia che riponeva in noi; io 1'ho considerata il più bel premio che potessi avere da Lui ed ho sempre cercato di non demeritarla.
Certo che il servizio ospedaliero era particolarmente gravoso e comportava una presenza continua in Ospedale. Allora non c'erano i reparti di ricerche cliniche, anatomia patologica, cardiologia, ecc. e tutte le ricerche dovevano esser fatte dagli assistenti, ciascuno per i suoi malati, comprese le autopsie per il controllo delle diagnosi.
Oltre a questo ci si doveva anche dedicare alle pubblicazioni scientifiche che riguardavano interessanti casi clinici e ricerche di laboratorio. L'attività scientifica del nostro Reparto, come del resto di tutto l'Ospedale, aumentò notevolmente con la creazione della Società Medica del Friuli che avvenne il 7 aprile 1935 e della quale Varisco fu primo Presidente ed io Segretario.
Questa attività venne favorita anche perchè l'Ospedale cominciava ad adeguarsi alle nuove esigenze e perciò si sentì la necessità inderogabile della creazione del Reparto di Anatomia Patologica e Ricerche Cliniche che, dopo un breve interinato del prof. Aiello, venne affidato al prof. Mencarelli che tutti noi ricordiamo come rotariano e che fu appassionato studioso, valente ricercatore ed amico carissimo, sempre pronto a dare tutto sé stesso in aiuto dei giovani appassionati della ricerca.
Nel frattempo procedeva la costruzione del nuovo Ospedale ed il trasferimento nei nuovi locali avvenne nel 1939 anche se l'insieme dei vari Reparti era ben lungi dall'essere completato, nel timore che venisse occupato dalle autorità militari.
E fu come sempre che in queste condizioni il Varisco si assunse il gravoso incarico di Direttore Sanitario in attesa che questa attività che diveniva sempre più importante e complessa con il progresso ospedaliero, venisse affidata a personale specializzato.
Nei nuovo Ospedale anche le attrezzature scientifiche si accrebbero notevolmente rendendo più agevoli le possibilità di studio ai medici più dotati. Sotto la guida e lo stimolo del Varisco numerosi suoi allievi conseguirono la docenza ed occuparono in seguito posti di primo piano negli Ospedali di Udine e Provincia ed alla direzione di Istituti Assistenziali.
La Sua multiforme attività non si esauriva in queste iniziative; Egli per un lungo periodo di tempo ebbe un incarico per l'insegnamento della «Tisiologia» all'Università di Padova, fu uno dei fondatori della Società Veneta per la lotta contro la Tubercolosi e per molti anni fece parte del Consiglio della Società Italiana di Medicina Interna, per l'alta considerazione in cui era tenuto nell'ambiente universitario per le sue doti di clinico e di scienziato.
Ultima sua creazione fu il Centro per la lotta contro i tumori di cui assunse la direzione e che meritatamente porta il Suo nome.
Contro questo terribile flagello dal quale l'umanità è sempre più insidiata, il Varisco dedicò tutta la Sua opera e la Sua esperienza disinteressatamente e con una dedizione senza limiti, curandone non solo la parte diagnostica ed assistenziale, ma promovendo una serie di iniziative atte ad istruire la popolazione sulle caratteristiche del male ai fini di una diagnosi precoce e nello stesso tempo provvedendo alla istituzione di corsi di aggiornamento per medici, tenuti dai più illustri docenti in questo campo.
Questa opera svolta ininterrottamente con intelligenza e passione dal 1922 fino a pochi anni fa e che gli valse la medaglia d'oro della Sanità, ha legato indissolubilmente il Suo nome al nostro Friuli ed io penso che in avvenire si parlerà di un «periodo Varisco» come uno dei più fecondi per il progresso medico assistenziale ma anche culturale della nostra Regione.
Oltre che medico infatti Egli, seguendo la tradizione dei grandi Maestri della Sua epoca, fu umanista ed amico di letterati e poeti; dotato di vasta cultura, difficilmente un argomento lo trovava impreparato e noi tutti ben ricordiamo il fascino del Suo brillante conversare non disgiunto da una grande affabilità.
Occupò anche cariche negli Enti culturali cittadini: fece parte del Consiglio e fu Vicepresidente dell'Accademia Udinese di Scienze, Lettere ed Arti, Consigliere e Presidente dell'Università Popolare: Egli riteneva questa istituzione mezzo validissimo di elevazione intellettuale e morale; fu merito Suo se è ancora in vita poiché quando qualche anno fa si voleva abolirla, si oppose energicamente ed assuntane la Presidenza nonostante la Sua avanzata età, con tenacia ed abnegazione la portò ad un grado di efficienza mai avuto.
Così casa Varisco continuò ad essere aperta come per il passato oltre che agli amici anche ad ogni personalità della scienza e dell'arte, per merito anche della consorte Signora Enrica, donna di grande cultura che coadiuvando il Professore, sapeva dare a queste riunioni un tono elevato di vivacità intellettuale.
Né Lui, spirito libero, poteva rimanere estraneo alla lotta di liberazione nell'ultima guerra. Facendo parte del Comitato di Resistenza che spesso si riuniva a casa Sua, non poté sfuggire alle molte persecuzioni ed ebbe a sopportare assieme alla Signora Enrica anche la prigione in via Spalato.
La fine del conflitto doveva procurargli un grande dolore: la perdita della tenuta che possedeva a Parenzo dove aveva profuso a piene mani il frutto del Suo lavoro creando, con la collaborazione del compianto amico Giacomo Filaferro, un'azienda agricola modello, con adiacente villa padronale che Egli con grande signorilità teneva sempre aperta agli amici e colleghi.
Quanti ricordi di bei giorni colà trascorsi alternando i lieti conviti alle recitazioni poetiche di Diego Valeri, Chino Ermacora, Titta Spezzotti! Ma anche in queste piacevoli occasioni, Egli non veniva mai meno ai Suoi doveri di medico e si alzava all'alba per visitare i Suoi malati in Ospedale prima della partenza per Parenzo.
Per uno come me che è vissuto tanti anni accanto a Lui, riesce difficile por fine alla Sua rievocazione tanti sono i ricordi che riaffiorano continuamente alla mente, né è possibile dissociare le caratteristiche del Suo intelletto da quelle altrettanto importanti della Sua umanità.
Rotariano entusiasta e convinto, severo nell'osservanza dei regolamenti, partecipò sempre attivamente a tutte le iniziative del nostro Club e nelle discussioni le Sue argomentazioni critiche portavano ad una equilibrata valutazione dei fatti pur nel rispetto delle opinioni degli altri; buono e generoso con tutti, Egli fece del precetto rotariano «servire» il Suo modo di vita.
Si poteva ricorrere a Lui sicuri di trovare aiuto e protezione. Egli soleva dire che «è la pietà che l'uomo all'uomo più deve» e questo principio lo esplicava verso tutti i sofferenti ed in particolare verso i vecchi infermi; durante la visita nelle corsie, si soffermava a parlare a lungo con loro e con una infinita pazienza, soleva ascoltarne le lamentele e sofferenze ed era severissimo col personale se scopriva manchevolezze nell'assistenza.
Un'altra Sua caratteristica era la prontezza di decisione perchè in ogni circostanza il Suo equilibrio ed il Suo discernimento gli consentivano una chiara visione e giusta valutazione degli avvenimenti.
Molto Egli ci ha insegnato anche a questo proposito! Così io in seguito ho sempre cercato di seguire questo Suo indirizzo tanto che passato alla direzione di un Istituto assistenziale, ricordo che per molti anni quando mi si presentava qualche difficoltà, mi chiedevo cosa avrebbe fatto il prof. Varisco in una tale situazione e questo mi aiutava a trovare la soluzione più idonea.
Pur essendosi reso altamente benemerito nel nostro Friuli dove ha lasciato un'impronta incancellabile con la complessa opera da Lui svolta, come tutti gli spiriti eletti è sempre stato schivo di onori e distinzioni e con grande umiltà ha disposto che anche il Suo trapasso avvenisse in modo inosservato, timoroso di arrecare disturbo, Lui che aveva sacrificato tutta la vita per il bene degli altri.
Questa mia rievocazione, come ho premesso, riguarda alcuni aspetti di vita vissuta col mio Maestro, che mi sono sembrati più suggestivi per farne risaltare la Sua figura umana e spero di essere riuscito nel mio intento.
Noi abbiamo dedicato a Lui questa seduta quale espressione del nostro riconoscente affetto e nel tempo stesso per manifestare il più vivo cordoglio alla Sua diletta Consorte che gli è stata sempre vicina con intelligenza ed amore nella difficile opera svolta a beneficio di tanti sofferenti e per la quale rimarrà di Lui un ricordo imperituro.
Nonostante le sofferenze causate dalla lunga malattia ed il decadimento fisico e pur essendo cosciente della prossima fine, il Suo spirito si è sempre mantenuto elevato e sereno, senza rimpianti per l'inevitabile distacco, fedele in questo a quella che è stata la massima della Sua vita e che spesso era solito ripetere «Come una giornata bene spesa dà dolce dormire, così una vita bene spesa dà dolce morire».